This website is now static html, I have no time to write anything and Wordpress has more security holes than a Swiss cheese, and so the migthy wget -m replaced the ugly php. For sure there will be problems with this new version, but that is life.
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Some advices, read carefully:
Se vuoi essere alla moda ed avere un blog tutto tuo mi permetto di consigliarti dreamhost, se usi il codice DAT hai pure lo sconto (dettagli).

Archive for the ‘informatica’ Category

Installare apache 2.0.61 con mod_python 3.2.10 in NetBSD 3.1 con django dietro l’angolo

Friday, December 28th, 2007

E’ facile facile ma me lo segno per usi futuri (occhio che io lo uso per sviluppare le mie applicazioni a casa, se sei un amministratore di sistema e ti serve per installare un server di produzione dovresti sapere da te come fare).

Installare da qualche parte, spesso su un computer, NetBSD (io ho la 3.1 per i386, se ti chiedi il perché la risposta è semplice: connessione a 56k).

Scaricare e installare il pacchetto di apache, python e mod_python, qualcosa del genere dovrebbe andare (come root):

$wget http://ftp.netbsd.org/pub/NetBSD/packages/3.1/i386/All/apache-2.0.61.tgz
$pkg_add apache-2.0.61.tgz
$wget http://ftp.netbsd.org/pub/NetBSD/packages/3.1/i386/All/python24-2.4.4.tgz
$pkg_add python24-2.4.4.tgz
$wget http://ftp.netbsd.org/pub/NetBSD/packages/3.1/i386/All/ap2-py24-python-3.2.10.tgz
$pkg_add ap2-py24-python-3.2.10.tgz

Seguire le istruzioni date in output dai vari pacchetti come, ad esempio, la creazione degli script di avvio ($cp /usr/pkg/share/examples/rc.d/apache /etc/rc.d/apache) e la configurazione del rc.conf.
Configurare apache (il file di configurazione è in /usr/pkg/etc/httpd/httpd.conf, se manca alcune copie si trovano in /usr/pkg/share/examples/httpd/*.conf):

  • ricordarsi di settare Listen e ServerName;
  • aggiungere “LoadModule python_module libexec/mod_python.so” come da manuale (se apache non lo trova basta farglielo trovare con “$cp /usr/pkg/lib/httpd/mod_python.so /usr/pkg/libexec/mod_python.so”);
  • IMPORTANTE: aggiungere alla configurazione questa opzione “PythonOption mod_python.mutex_locks 4” per evitare il problema [emerg] (28)No space left on device: Couldn’t create accept lock (/var/run/accept.lock.16040) oppure modificare il kernel di NetBSD (approfondisci), se ve lo scordate apache non parte.

Per fare qualche test, sempre da manuale, aggiungere alla configurazione di apache le seguenti linee:

PythonPath "['/usr/pkg/lib/python2.4', '/usr/pkg/share/httpd/htdocs/test'] + sys.path"<Directory /usr/pkg/share/httpd/htdocs/test/>
AddHandler mod_python .py
PythonHandler mptest
PythonDebug On
AllowOverride FileInfo
</Directory>

<Location /mpinfo>
SetHandler mod_python
PythonHandler mod_python.testhandler
</Location>

creare la directory /usr/pkg/share/httpd/htdocs/test ($mkdir /usr/pkg/share/httpd/htdocs/test) che poi starebbe dentro la document root di apache, creare il file mptest.py dentro la directory test come spiegato qui.

Riavviare apache ($apachectl stop e poi start) e puntare il browser su http://localhost/test/mptest.py o http://localhost/mpinfo. Si dovrebbe vedere l’hello word o una schermata con utili informazioni a seconda della pagina aperta. Nel caso qualcosa sia andato “a merda”, mi si passi il francesismo, un occhio ai log puo’ essere d’aiuto ($tail /var/log/httpd/error_log).

Se dopo aver letto questo post ti stai chiedendo cosa diavolo sia NetBSD, allora ti conviene leggere questo; se invece sei molto più arguto e ti chiedi cosa centra django con tutto questo, devo ammetterlo: per ora niente (è puro marketing ;)

interfacce migratorie, me ne servirebbe una per …

Monday, December 10th, 2007

Diverso tempo fa ero venuto a conoscenza di quelle che vengono chiamate “interfacce migratorie“, lì per lì non ci avevo fatto caso e pensavo di essermene totalmente dimenticato fino alla settimana scorsa.

Mi trovavo in gita-mercatini in Austria e, visto che ultimamente ho rispolverato una vecchia macchinetta fotografica digitale, cercavo di migliorare la mia tecnica fotografica. Il problema principale con l’attrezzo, oltre al fatto che non sono capace di fare belle foto, è che lo schermo da 1,5″ non permette di vedere con precisione quello che si è fotografato. Spesso mi capita di scattare ed essere convinto di avere tra le mani una buona foto, salvo poi arrivare a casa, visualizzarla sul pc ed accorgermi che la foto è sfocata, mossa o semplicemente l’inquadratura è sbagliata (e ovviamente non poterci più fare niente).

schermo01.jpg
Lo schermo è troppo piccolo

Nel mio caso di fotografo dilettante, ho pensato, tornerebbe molto utile poter vedere le foto scattate in uno schermo un po’ più grande, chessò, vederle sullo schermo del navigatore satellitare sarebbe già un buon improvement (il primo modello che ho trovato sul web ha uno schermo di 4,3”, certo, dovrei comprarmi un navigatore satellitare, ma questo è un dettaglio) oppure sul televisore in dotazione alla stanza d’albergo. Chiaramente sul televisore mi basterebbe vedere le foto già scattate mentre sul navigatore o su un pda si potrebbe mostrare live quello che la macchinetta sta inquadrando.

schermo02.jpg
Uno schermo un po’ più grande, perché non utilizzarlo?

Credo che lo studio delle interfacce migratorie sia uno di quei campi di ricerca neonati in cui l’unico limite al possibile sia realmente la fantasia; spero altresì che vengano sviluppate applicazioni usabili quanto prima perché ho avuto la possibilità di fare una foto fantastica ad una ciminiera, se solo mi fossi accorto che l’ombra proiettata dalla costruzione non era rientrata nello shot … peccato.

(le foto provengono dai siti ufficiali dei produttori)

nobel disk

Tuesday, October 9th, 2007

ma non bastavano i floppy?

scrivere “beta” non vuol dire poter fare una merdata

Sunday, September 2nd, 2007

Da qualche tempo sto provando i servizi social di diggita e fai.informazione.

diggita.it

http://www.diggita.it/

Per quanto riguarda diggita non ci sono cose particolari da segnalare. Volendo fare i pignoli si potrebbe migliorare l’inserimento di una notizia, credo che 3 click siano eccessivi per veder pubblicata la segnalazione del proprio post. Volendo fare i diffidenti mi verrebbe da chiedere che garanzie vengono fornite per quello che riguarda l’utilizzo del proprio codice adsense sulle pagine di diggita, perché su diggita, forse non lo sai, ma uno può inserire il proprio codice adsense ed avere le proprie pubblicità al 50% sulle sue pagine di segnalazione.

Il suo funzionamento è semplicissimo: si scrivono articoli, sui quali voi guadagnerete il 50% delle visualizzazioni, mentre il restante 50% verrà utilizzato per visualizzare gli annunci adsense dei gestori del sito. (presa dal sito)

Voglio dire, se quelli di diggita, magari senza volerlo, infrangessero le regole di adsense il loro account verrebbe sospeso, e il mio? Sospeso pure? Chissà …

Per il resto il servizio è quello classico di segnalazione notizie e funziona discretamente bene.

fai.cagare

http://fai.informazione.it/

Come avrai intuito, il titolo di questo post si riferisce a questo servizio. Accanto al logo si vede la dicitura “beta”, la vedi? Quella arancione. Trovata? Bene e visto che ti stai domandando cosa significa uso la wikipedia:

Il beta testing (o beta-verifica) è una fase di prova e collaudo di un software non ancora pubblicato, con lo scopo di trovare eventuali errori (bug). Questa operazione può essere svolta da professionisti pagati, oppure, molto spesso, da semplici amatori. [...] La distribuzione della versione beta del software può essere ristretta ad un piccolo numero di persone oppure accessibile a tutti, a seconda dei casi.

I ragazzi di fainformazione hanno optato per una beta aperta a tutti gli utenti (altri scelgono invece la modalità “su invito”). Non starò qui a disquisire su quale approccio sia il migliore, quello che mi preme far passare da questo paragrafo è che se fai una beta e la pubblichi NON DEVE avere GROSSI problemi (bug). Per loro sfortuna, invece, fai.informazione.it questi problemi li ha. Quali? Beh ieri sera cercando di vedere il mio profilo sono stato sparato sul profilo di uno sconosciuto:

fainotiziapiccolo.png

spessissimo tutto quello che vedi è strano codice sparso per la pagina (ma almeno l’utente è quello giusto)

fainotiziapiccolo1.jpg

e, ci sarà forse un problema sui cookie, ma non mi tiene loggato e ogni volta che apro firefox mi devo riloggare (anche se uso l’opzione “ricordami”). A mio giudizio questo servizio dovrebbe rientrare in alfa testing perché i problemi sono troppo macroscopici per essere delle sviste di programmazione e la bassa affidabilità del sistema rischia di compromettere il brand sul mercato, che poi i blogger si mettono a scrivere post solo per dire quanto fa cagare questo o quel servizio …

OpenID, dire addio a tutte le password (meno una) in 5 minuti

Wednesday, July 25th, 2007

Oggigiorno un blogger rispettabile utilizza sicuramente un numero medio/alto di servizi (twitter, mybloglog, lloogg, google analytics, pownce, flickr, youtube, vimeo, gmail, e chissà quanti altri) per non contare il numero di forum e sitarelli vari a cui ci si trova, quasi involontariamente, iscritti.

I problemi nascono quasi subito, già doversi ricordare 5 o 6 accoppiate “utente+password” può diventare problematico. I motivi sono principalmente due:

  1. utilizzare una stessa password per tutti i siti è un chiaro problema di sicurezza (te la rubano in un sito e hanno tutti gli altri account chiavi in mano) e quindi sarebbe opportuno usare password diverse (in pratica non lo fa nessuno o, alla peggio, si usano a rotazione le stesse 2 o 3 password);
  2. non sempre è possibile usare lo stesso username per tutte le registrazioni (o perché è già occupato oppure perché il tuo username è di 3 caratteri, tipo “dat”, e il sito lo vuole di almeno 4).

Il progetto OpenID si pone come obiettivo proprio il superamento di questo fastidio 2.0. Ecco come funziona in due parole:

  • ci si registra ad un fornitore di OpenID (sì, noto l’ironia di doversi iscrivere all’ennesimo sito, ma questo sarà l’ultimo, lo giuro).
  • ottenuto il proprio OpenID, per registrarsi ad un servizio/sito di terze parti (ovviamente OpenID enabled) basterà fornire quell’unico dato (niente password, nomi utente o indirizzi e-mail) al resto ci penserà automagicamente* il sistema (notate che si deve essere autenticati all’interno del sito del fornitore di OpenID perché il tutto funzioni, se non si è autenticati, beh, basta farlo quando richiesto).

Esempietto pratico per meglio capire

Il mio OpenID è questo http://arjuna.myopenid.com/ gentilmente fornito da myopenid.com, se volessi iscrivermi a www.welovelocal.com (non chiedetemi a cosa serva sto sito, l’ho preso a caso dall’elenco dei siti OpenID ready) mi basterebbe andare alla pagina di registrazione ed inserire il mio OpenID (come da figura):

openid01.png

ci penserà poi il sito stesso ad autenticarmi e creare il mio utente. Tutto ciò che mi viene richiesto di fare è verificare o meno la mia identità (immagine seguente):

openid02.png

Quindi, ogni volta che voglio registrarmi ad un sito o servizio, mi basta indicare il solo OpenID, nessuna password o nome utente da scegliere.

Dal punto di vista dell’utente è come utilizzare la stessa password per tutti i siti però, con la sostanziale differenza, che viene memorizzata solamente all’interno degli archivi del fornitore di OpenID. Per questo motivo la vostra futura unica password va consegnata ad un fornitore di fiducia (beh per ora di myopenid.com mi fido).

Utilizzi avanzati e caratteristiche simpatiche

MyOpenID, in Account Settings -> Certificate Settings permette la creazione di certificati SSL da installare nel browser che utilizziamo di solito. Il vantaggio è che chiedendo al sistema (MyOpenID) di autenticarci con il certificato non dobbiamo nemmeno inserire quell’unica volta la password e lo username.

Se non ci piace il nostro OpenID e poi, cavolo, siamo blogger di un certo livello, vogliamo che il nostro URL OpenID sia l’URL del blog, basta aggiungere nell’header dei sorgenti del blog personale il seguente codice:

<link href="http://www.myopenid.com/server" rel="openid.server" />
<link href="http://TUONOME.myopenid.com/" rel="openid.delegate" />
<meta http-equiv="X-XRDS-Location" content="http://TUONOME.myopenid.com/xrds" />

(occhio a sostituire TUONOME con il tuo nome) e d’ora in poi potremo usare l’url del blog come OpenID (io ad esempio uso dat.perdomani.net, se controllate i sorgenti vedrete il codice nell’header).

Puntualizzazioni

OpenID non ha lo scopo di aumentare la sicurezza delle nostre registrazioni (in pratica spesso lo fa, ma non è questo l’obiettivo) e quindi per il nostro on-line banking continueremo ad utilizzare un sistema ad hoc che non utilizza OpenID. Per tutto il resto come blog, forum, chat, sitarelli social e via dicendo invece risparmieremo neuroni, liberi dal doversi ricordare mille password.

Fine.

Attendo conferme, critiche, distinguo e prime impressioni su questa (vabbè diciamo) novità che, speriamo, si diffonda quanto prima.
Approfondimenti:
Sito ufficiale di OpenID – http://www.openid.net/
Il blog italiano – http://blog.openid.it/
Un articolo introduttivo di Nicola D’Agostino – http://www.nicoladagostino.net/ … ntita.html
Use your own URL as an OpenID – http://www.openidenabled.com/op … -as-an-openid
I siti troppo avanti che già implementano OpenID – https://www.myopenid.com/directory
“A step-by-step tutorial guide for implementing OpenID consumer-side support with a web site that already has users with accounts” – http://www.plaxo.com/api/openid_recipe

* nei siti che implementano OpenID spesso viene chiesta qualche informazione aggiuntiva per la creazione del “profilo” utente (data di nascita, nazionalità, …), niente di eccessivo comunque =)

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